Grazie per la sua costanza nell'esercizio della testimonianza per la Verità e la Libertà.
Un lampante esempio, questo, di successo formativo dell'UOMO.
Egli è da decenni fulgido esempio per coloro tra gli italiani onesti (tanti, ma non troppi!) che non si arrendono a prescindere.
TOMMASO - Caravaggio. |
GRAZIE ANCHE A TUTTI VOI CHE SIETE TESTIMONI CON NOI.
Ecco la voce di G - 71 (che ... cosa non secondaria ... è anche il mio amatissimo marito.):
La
verità dietro questa grande crisi, morale, istituzionale, politica ed
economica.
La
verità sulla situazione di grave crisi italiana ha radici profonde ed è figlia,
come tante altre tragedie nazionali, dalle stragi agli assassinii, del Golpe
italiano del marzo 1978.
Questo
nesso causale lo dimostrai fin dal giugno 1996, dopo averlo denunciato alla
Commissione Europea dei Diritti dell'Uomo, pubblicando su internet The Real
History of Gladio e, in seguito, il libro L'Ultima Missione. Un best seller che
ha illuminato i lettori interessati alla verità, dandogli le giuste chiavi di
lettura di tutti i "misteri d'Italia".
In
questi giorni si disvelano, grazie al tempo sempre galantuomo, le
machiavelliche trame che hanno portato al default il popolo italiano.
Non
che esso sia innocente del tradimento della patria italiana. Anzi, essendo la
nostra una democrazia, sia pure malata e malconcia, il popolo ne è il primo
responsabile.
Non
importa se per ignoranza o volontà consapevole di trarre profitto dalla sua
distruzione.
In
democrazia l'ignoranza è una colpa. Chi ideò, pagandone un caro prezzo, il
sistema democratico lo fece per togliere il potere ai tiranni e darlo al popolo.
Il popolo, però, lo assumeva impegnandosi a colmare le lacune e rendendosi
capace di governare. Soprattutto capace di discernere, tra i rappresentanti che
andava a eleggere, i capaci e i giusti, dagli incapaci e ingiusti, favorendo il
merito in ogni elemento della società di cui si erano resi responsabili.
Tutto
questo in Italia è venuto a mancare.
L'impegno
e la partecipazione popolare, già scarsa, è stata messa in angolo da veri e
propri banditi mascherati.
Costoro
sono riusciti nell'intento di infiltrare le istituzioni democratiche, fino a
quel momento solide e in mano a persone capaci, infiltrandosi inizialmente, ben
più facilmente, nei partiti politici.
Col
potere della corruzione e del denaro di cui le bande criminali potevano
disporre grazie ai traffici di droga, armi, sfruttamento della prostituzione,
ricatti, estorsioni e tutto il campionario criminale, dovevano conseguire lo
scopo di garantirsi impunità e trovare sistemi sempre più raffinati di
riciclaggio degli ingenti proventi da attività criminali, sempre in aumento in
simbiosi al loro potere.
I
partiti politici, inesorabilmente svuotati dal tempo, dei padri nobili, animati
da ideali politici, anche se non da tutti condivisibili, però, sicuramente
volti al bene comune, che erano sostituiti da maneggioni e imbroglioni di ogni
risma. Personaggi dediti a escogitare sempre nuovi sistemi per assaltare la
diligenza. Laddove con diligenza s'intendono quei postali che trainati da
cavalli venivano, in altri tempi, assaltati dai banditi che depredavano i
viaggiatori.
Oggi
la diligenza si chiama Stato, ma per dei banditi la differenza era solo una
questione semantica.
Proprio
così hanno agito, entrando all'interno del villaggio, protetto da mura e
robusti portoni che ne garantivano la sicurezza notturna, travestiti da
viandanti e commercianti di passaggio di giorno, per poi aprire le porte della
città ai compari di notte e procedere, quindi, al saccheggio dei beni della
popolazione.
Questa
è storia del banditismo, basta fare qualche ricerca mirata per scoprirne la
similitudine strategica con ciò che è accaduto in Italia a partire dal 16 marzo
1978.
Ciò
che dovrebbe meravigliare, semmai, è come sia stato possibile non capirlo in
tempo.
Anche
questa incredibile situazione, però, ha una spiegazione.
Per prima
cosa le bande s'impadronirono dei media. Controllando l'informazione potevano
manipolare le coscienze e deviare la realtà, trasformandola a loro piacimento.
C'erano
solo alcuni ostacoli da rimuovere e andava fatto d'urgenza.
Residuati
di padri nobili all'interno delle maggiori bande politiche della Repubblica
progettavano di attuare una alleanza per il bene della nazione, che eliminasse
dai centri di potere le bande minori e più corrotte, rendendo inutile il
certosino lavoro di infiltrazione portato a termine con successo dalle bande
criminali.
Occorreva
fermarli e per farlo riunirono tutte le loro forze, affidando a una vera e
propria cupola mafiosa del terzo livello, quello più alto, che coincideva con
potentati politici ed economici.
Per
riuscire occorreva sviare i sospetti anche dagli attori principali di ciò che
si stava preparando, perché in tempo di guerra fredda e di contrapposizione tra
est ed ovest, era indispensabile non coinvolgere direttamente la potenza
sovietica in tutta quell'operazione che, per "Loro", doveva fermare
il tentativo in atto di trasformare il più potente Partito Comunista
dell'Europa occidentale, in una Socialdemocrazia alla Tedesca.
Un
incubo per chi controllava, grazie al ferreo controllo esercitato sul PCI,
l'intera società italiana.
Controllavano,
grazie a questo, anche case editrici e giornali e, attraverso quelli,
l'nformazione che depistava i loro crimini verso improbabili destre eversive e
neofasciste, sempre in agguato per organizzare colpi di Stato, per i quali, invece,
non aveva alcun interesse ne potere.
Tutti
i processi, nonostante l'impegno posto per ottenere la condanna di esponenti
dei movimenti neofascisti italiani, finivano, dopo anni d'inchieste infondate,
con l'assoluzione degli imputati diffamati e calunniati ed erano presentati da
quei media come "misteri d'Italia", destinati a restare senza un
colpevole. Doveva essere così, perché costruire colpevoli senza prove era
impossibile o quasi, sicuramente molto difficile mentre, costruire intorno alle
assoluzioni trame oscure di servizi deviati e funzionari infedeli, grazie
al controllo ferreo esercitato sui media di questo genere, era agevole e
destinato a essere coronato dal successo. Coloro che si prestavano a farlo,
erano premiati con brillanti carriere e divenivano famosi e osannati da tutto
il circo mediatico.
Così
stragi efferate come quella del Dicembre 1969 potevano essere addebitate a un
ipotetica organizzazione di estrema destra. Il fatto che non fu solo una banca
di Milano a essere oggetto di attentato esplosivo, bensì anche altre tre bombe
a Roma, alcune delle quali esplosero persino sull'altare della Patria e museo
del risorgimento. Obiettivi che mai dei neofascisti nazionalisti avrebbero
colpito e, per questa inverosimiglianza col tipo d'autore che si era voluto
costruire, fu sottratto dalle cronache per impedire che il popolo potesse
nutrire dubbi sulla verità di ciò che veniva spacciato sui media, questi sì
deviati da poteri criminali.
N.d.r:
su questo argomento trovate, in questo stesso blog, un ampia descrizione dei
fatti veri, sulla strage di Piazza Fontana e le altre e le prove sui veri
mandanti ed esecutori di quelle stragi.
Nel
1978, però, la situazione stava sfuggendo di mano e per non perdere il
controllo sull'Italia, abbandonata dal suo popolo che aveva abdicato il suo
potere alle bande criminali, non si poteva perdere altro tempo.
Si
procedette così, nei modi descritti e documentati nel capitolo Il Golpe
italiano, del libro l'Ultima Missione, (sempre reperibile su
www.lulu.com/spotlight/aarconte anche in formato ebook, o su amazon kindle in
lettura gratuita) e, questo, costò la vita agli agenti della scorta di Aldo
Moro ed a lui medesimo.
Quel
sequestro fu una chiara messa inscena, un depistaggio che doveva allontanare i
sospetti dai mandanti dell'assassinio, per accreditare la simulazione di
un'azione politica, interna all'Italia, delle Brigate rosse.
Un
gruppo terroristico, per nulla autarchico, ma collegato attraverso la Separat,
guidata dallo Sciacallo, alias Carlos Ilich Ramirez Sanchez, comunista
venezuelano, addestrato a Mosca alla Lubianka, la scuola del KGB, e poi inviato
a guidare i gruppi terroristici mediorientali e dell'Europa occidentale, dalla
Raf Tedesca, all'IRA, l'ETA e le BR italiane. I depistaggi dei media allontanarono
i sospetti sul suo coinvolgimento, trascurando anche che l'auto, la Fiat 128
bianca, utilizzata per la strage di Via Fani, era dell'ambasciata venezuelana a
Roma e che i colpi che andarono a segno furono quasi tutti sparati da un'unica
arma, l'unico vero professionista presente sul posto. Nonché il fatto
certo che quattro del commando terrorista erano in Via Fani in divisa da
piloti civili. I motivi di questo sono descritti nel post apposito ma,
brevemente, si può ricordare che, all'epoca, i piloti civili avevano corsie
preferenziali in uscita ed entrata negli aeroporti.
Si
poteva ragionevolmente ipotizzare, quindi, che i quattro fossero arrivati a
Fiumicino quella stessa mattina, prelevati all'aeroporto dalla Fiat
dell'ambasciata venezuelana, portati in Via Fani a eseguire la loro missione di
morte, per poi ripartire, subito dopo aver prelevato Aldo Moro e consegnandolo
a chi doveva custodire l'ostaggio, assumendosi la paternità di quell'operazione
d'intelligence. Tra i gestori dell'intera vicenda, però, c'erano anche
esponenti del Governo e non servì a evitare il peggio la notizia che l'Ing.
Mario Borghi, alias Mario Moretti, custode di Moro, si trovasse in Via Gradoli
96 a Roma. Nessuno fu inviato a circondare e catturare i brigatisti e
probabilmente liberare Moro. Il Ministro degli Interni disse ai media che aveva
mandato le forze dell'ordine in assetto antisommossa a Gradoli, paese
dell'Appennino a trenta chilometri da Roma, che avevano messo a ferro e fuoco
il paese e i dintorni, senza trovare niente. Notizia che fu sparata a reti
unificate sui media dell'epoca e tutti ricordano quelle immagini. In realtà
solo immagini di repertorio che convinsero il popolo italiano che si stava
tentando l'impossibile per liberare Moro.
Le
proteste dei cittadini di Gradoli, in persona del Sindaco e della sua giunta,
che telefonavano alle redazioni dei Giornali e della RAI per chiedere dove
fossero queste forze dell'ordine, perché da loro non si vedeva nessuno,
rimasero senza risposta e senza riscontri. In una situazione normale questo
sarebbe stato uno scandalo sul quale una stampa libera si sarebbe gettata per
fare luce e capire come mai la sbandierata ricerca del sequestrato, in realtà,
era fittizia!
Quei
media non sono cambiati e tantomeno migliorati. Sono sempre loro e hanno avuto
anch'essi il loro tornaconto da quella collaborazione. Partecipano, infatti, al
saccheggio delle risorse pubbliche. Giornali come l'Unione Sarda, le gesta del
quale ho descritto e documentato in questo blog e in sede giudiziaria ottenendogli,
grazie a magistrati non coinvolti, la giusta condanna per diffamazione
aggravata, riceve dalle casse dello Stato 35 milioni di euro l'anno e
l'editore, un ricchissimo uomo d'affari fattosi dal nulla, nato muratore e
divenuto nel giro di pochi anni proprietario di una società immobiliare del
valore di oltre mille miliardi di vecchie lire, da editore anche del Foglio,
"foglio di nome e di fatto", ne riceve anche altri 25.
In
totale sessanta milioni di euro per due giornaletti di questo spessore. Com'è
possibile dubitare che quando ricevono l'ordine di screditare qualcuno,
avversario politico o testimone di fatti scomodi, non scattino sull'attenti
giornalisti, direttori ed editori e non obbediscano a chi stringe in mano i
cordoni della borsa?
Solo
così si spiega, infatti, la chiara volontà diffamatoria spinta fino al rifiuto
di rettifica, nonostante la certezza di una condanna penale e civile al
risarcimento danni.
Purtroppo
i magistrati, che pure hanno emesso giuste sentenze di condanna, non se la sono
sentita di investigare le chiare evidenze di associazione a delinquere tra
personaggi tanto potenti, che pure avevo identificato e provato essere ben
identificabili.
Per
nostra disgrazia, la certezza del Diritto è stata la prima a cadere vittima
delle bande bassotti, com'è giusto chiamarle.
Oggi
siamo all'epilogo di quella situazione, tutto ciò cui assistiamo non è altro
che questo, il risultato del Golpe che, il 16 marzo 1978, deviò in maniera
violenta il corso della storia di questa ex Italia e seguitarono a deviarla a
suon di bombe.
Nel
mentre le bande bassotti hanno distrutto la sanità pubblica, costruito
cattedrali supertecnologiche nel deserto, sprecando miliardi di euro di denaro
pubblico; hanno distrutto il territorio nei modi che vediamo tra inquinamento,
opere abusive, cementificazioni di coste e fiumi, riducendoci tra alluvioni e
frane, in un disastro continuo; hanno distrutto la giustizia, perché una
giustizia efficiente non avrebbe permesso tutto questo; hanno distrutto il
cinema con le leggi che hanno aperto a falsi produttori, falsi registi e falsi
attori e attrici i fondi pubblici destinati all'industria cinematografica che
c'era, ma non c'è più. Non è un segreto che di circa trecento film prodotti
annualmente, il 50% non andrà mai nelle sale perché la loro funzione era solo
quella di giustificare il finanziamento della commissione cinema, sempre
controllata dalle bande bassotti. Film costati certamente meno di quanto hanno
ricevuto, ma nessuno li vedrà mai. Del restante 50% solo alcuni riusciranno a
incassare almeno ciò che sono costati. Pochissimi riescono a essere validi, ma
appena sopra la sufficienza. Possiamo ricordare che con Cinecittà, l'Italia
della prima metà del novecento gareggiò con Hollywood per la realizzazione dei
colossal. Fin dai tempi del muto si organizzavano cariche di elefanti per
rappresentare l'invasione dell'Italia da parte di Annibale. Le imprese
dell'antica Roma dei Cesari eseguite con maestria in un epoca nella quale i
mezzi erano scarsi hanno segnato un epoca storica del cinema mondiale; nel
dopoguerra, poi, pur nelle rovine di un Italia distrutta dalla guerra civile e
dall'occupazione nazista, il cinema italiano riuscì ancora a primeggiare e
insegnò al mondo il neorealismo,. Successivamente, negli anni '60, con il grandissimo
Sergio Leone, addirittura insegnò agli americani di Hollywood a fare i
western, e ora? Ora è l'immagine esatta di tutto il resto, Cinecittà è
ormai fallita. Colossal?! Se qualcosa si è prodotto negli ultimi anni a
Cinecittà, è stato perché qualche produzione straniera ha trovato conveniente
venire in Italia a usare gli Studios di Cinecittà, più a buon mercato di altri.
Certo è che anche io, quando capita uno di quei film all'italiana cambio
canale, sempre le stesse storie trite e ritrite, i contorsionismi di lei che
sta con lui, però … oppure poliziotti, squadre speciali e magistrati o avvocati
… va bene che ormai l'Italia è tutta una storia così ma almeno li facessero
bene. Non mancano certo le idee e le capacità artistiche, ma è tutto controllato
dal demerito di chi vuole solo fare la cresta sulle spese ... come per tutti
gli appalti pubblici. Non ci possiamo permettere nessuna grande opera, perché
costa cifre stratosferiche e non se ne vede mai la fine. Avete visto per i
terremotati? Casottine di legno, del valore di poco meno di 500 euro al mq,
messe in conto a 2.500 e più al mq e hanno già problemi di infiltrazioni … per
non parlare degli 800.000.000 di euro per il G-8 della Maddalena e le bonifiche
ambientali che sono costate carissime ma ... non ci sono state e le opere che
han fatto gli emissari delle bande bassotti era meglio che non le facessero.
Sembrano uno scherzo e hanno anche deturpato l'ambiente. Cadranno presto a
pezzi, inutilizzate anche quelle. L'ultima beffa dei soldi finiti anzitempo, è
stata giustificata col terremoto dell'Abruzzo e l'urgenza di intervenire
all'Aquila. Sono stati, quindi, dirottati per cause di forza maggiore.
Per
ragioni umanitarie all'Aquila …dove non sono mai giunti ... dove sono finiti?
Mah!
Trovarli, una volta finiti nelle mani di chi sa fare il gioco delle tre carte è
una bella impresa. Quel che è certo è che … all'Aquila non sono mai giunti,
alla Maddalena non ci sono e … saranno affondati nel Tirreno!
davvero
scoprite solo adesso che le istituzioni nazionali sono marce e quel poco che
ancora cerca di funzionare poggia sul sacrificio e l'impegno dei pochi,
sovrastati dai troppi, corrotti e incapaci, che devono le loro posizioni di
privilegio alle bande che li hanno cooptati nei ruoli immeritati che usurpano.
Questa
è la vera tragedia nazionale, alla quale, purtroppo non c'è rimedio.
In
realtà questo non è vero, un rimedio ci sarebbe ma … più avanti leggerete
perché dichiaro che non c'è rimedio.
Con
sacrificio e impegno, oltre che rischi gravissimi di fare la stessa fine di chi
ci ha provato prima, sta venendo alla luce che le stragi di mafia hanno avuto
complicità all'interno dello Stato.
Come
avete letto la penso allo stesso modo e da ben prima che si evidenziasse così.
La
verità, però, è diversa e più grave: non si tratta di complicità, ma di
contiguità.
Gli
esecutori e i mandanti, così come i complici interni alle istituzioni e coloro
che li hanno protetti depistando e ingannando il popolo, fanno tutti parte
della stessa banda criminale che ha tradito la patria ma … chi può dimostrarlo
in una situazione istituzionale ridotta così?
Se
non ci sono riuscito io a dimostrare la complicità di Senatori della Repubblica
con gli esecutori della campagna diffamatoria che ho subito, state certi che
nessun altro potrebbe riuscirci.
Il
sistema criminale che domina l'Italia come un cancro, se ne frega del fatto che
sta uccidendo la nazione. Proprio come il cancro, che si batte per continuare a
crescere, se ne frega che, una volta ottenuta la vittoria avrà ucciso il corpo
che lo ospita e, quindi, anche se stesso.
Si
difendono e si difenderanno fino all'ultima risorsa.
L'ultima
difesa messa in campo è quella delle manovre alla rovescia. Al contrario di
Robin Hood stanno prendendo ai poveri per dare ai ricchi.
Tutte
queste manovre, infatti, hanno ottenuto il solo risultato di aumentare le tasse
delle classi operaie e medie e attuare tagli che alla fine hanno impoverito il
popolo, ma non hanno toccato i privilegi dei ricchi e, soprattutto, quelli dei
dirigenti di Stato, strapagati in maniera ingiustificabile ma … è ovvio che dei
banditi, quando si siedono nelle stanze dei bottoni, si preoccupino di fare
bottino e dividerselo da bravi compari.
Si
sono arricchiti tutti con appalti truccati, consulenze fasulle e ruberie varie.
Nefandezze sotto gli occhi di tutti e persino in danno di ammalati, terremotati
e del servizio sanitario nazionale e previdenziale.
La
previdenza è stata ideata in Italia nei primi del novecento, all'epoca del
ventennio fascista. Doveva servire a evitare che un anziano, dopo una vita di
lavoro, finisse nell'indigenza. Ma questi ladroni l'hanno trasformata in
privilegi e appannaggi da mille e una notte. Oltretutto conferiti a chi, dopo
una vita di ruberie, non ne ha certo bisogno.
Basti
dire che notabili delle bande, assurti a incarichi di governo, oltre a
incarichi prestigiosi quanto lucrosi, si sono messi in pensione con
liquidazioni da capogiro e mensili da appannaggio principesco. Questo dopo una
vita passata a incassare doppi e tripli stipendi, partecipazioni in consigli
d'amministrazione vari, tutti a scopo di lucro. Non tralasciando quanti, e sono
molti, hanno incassato per decenni, indennità parlamentari e indennità europee.
Abbiamo una frotta di anziani dirigenti da mantenere nel lusso, con pensioni da
ventimila euro mensili e oltre …molto oltre e, sempre prelevati dalle tasche
nostre.
Quando
uno di quei boss si ritira in pensione, si porta dietro una finanziaria … ma è
tutto legale. Si sono fatti le leggi adatte e nessuno può accusarli di nulla.
Quando sono i ladri a fare le leggi, rubare diventa legale.
Come
risolvere una situazione del genere se non con una rivoluzione?
Non
può essere risolta in altro modo, una rivoluzione democratica che elimini tutti
i privilegi, fregandosene, quindi, che una Corte Costituzionale dichiari
incostituzionale farlo.
Sono
privilegiati anche loro, i giudici della consulta, ovvio che diano parere
contrario alla riduzione dei privilegi delle caste.
Una
rivoluzione democratica che esegua subito, d'urgenza, una redistribuzione della
ricchezza perché ci sono troppi ricchi, quasi tutti in denaro pubblico
trafugato all'erario, quindi al popolo, e troppi poveri che anche lavorando non
riescono ad avere abbastanza per vivere.
Questo
crea la crisi attuale. Una risi finanziaria provocata da un fatto molto
semplice da capire: se chi è immensamente ricco, riceve ancora più denaro, non
avendo necessità di alcun genere lo mette nelle casseforti delle banche,
soprattutto all'estero e toglie pertanto ricchezza all'economia reale. Solo la
classe media e quella operaia se hanno più denaro a disposizione, lo
spendono per vivere, rimettendolo in circolo e nutrendo l'economia sana, quella
che crea occupazione in un circolo virtuoso.
Per
fare questa rivoluzione democratica, però, ci vuole la materia prima: un popolo
che abbia finalmente il coraggio di far valere i propri diritti e di non
lasciare solo chi lo fa e … non ne ho visto da queste parti.
Peccato,
una ben misera fine per un'Italia che, in base all'indubbia genialità di molti
scienziati, artigiani, artisti e imprenditori dalle indubbie capacità
professionali, avrebbe meritato di meglio.
Questo
capita, però, lo dicevano antichi saggi fin dai tempi della Guerra di Troia, a
chi lascia che l'ingiusto sieda nel posto che deve essere riservato ai Giusti.
Proprio quello di cui siamo colpevoli noi italiani.
Poco
mi consola che io non ho mai lasciato nulla d'intentato per impedirlo ed anche
da solo mi batto ancora contro questa marea di codardi corrotti, perché il
risultato, alla fine, è quello di riuscire a salvare solo me stesso e i miei
figli. La mia patria, però, resta perduta!
Povera
Italia, che brutta fine!
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