EDUCAZIONE OLISTICA: COME OPERARE UNA GALLINA ...
E ALTRO.
Brano tratto dal libro "Il sasso di Sisifo" di Graziella Pinna Arconte.
Copyright
© 2011 by Graziella Pinna Arconte, all right reserved.
A voi l'esilarante resoconto di un'esperienza indimenticabile ai tempi in cui le bambine-prescelte venivano iniziate allo shamanesimo, alla terapia, alla fitoalimurgia.
Un momento di passaggio dai tempi del saper fare Armonia in Armonia, a questi ... di totale rimozione della memoria storica.
IO, PER FORTUNA, NON DIMENTICO.
Vedo che non ti ho
convinto. Me l’aspettavo, credimi.
E non gridare! Avrò
diritto di dire anch'io la mia, noooh?
Non sopporti la mia
diversità. Altra peculiarità dei non-umani, l’intolleranza.
Cerco di argomentare,
ma tu me lo impedisci.
SEMPRE!
E mi parli, mi parli e
mi ferisci.
Il tuo collo contratto
s'addrizza come quello di una gallina isterica quando s’avventa a pizzicare il
sedere dell’amica che ha appena fatto l’uovo … e la pizzica fino a farle
penzolare gli intestini di fuori. Mi ricordo che una volta, da piccola, mi ero
spaventata perché le galline del pollaio di mia nonna avevano tutte il culo
nero-nero! Nonna mi spiegò che aveva dato loro una passatina di lucido da
scarpe per evitare che se lo beccassero.
Non la capii subito,
ma quella fu una delle lezioni fondamentali della mia vita.
Nel senso che mi è
capitato un sacco di volte di finire in mezzo a pollai pieni di galline
isteriche tutte intenzionate a colpire col becco fino a distruggermi. Ma io ero
preparata e le ho fregate! Indovina come?
Bravo, vedo che stai
imparando! Del resto si sa … la mente è malleabile come la creta … ammesso che
non lasciamo che si secchi. Eh, sì, hai indovinato: una bella spalmata di
lucido nero e vai!
Oddio, non che
stanziare a lungo nel pollaio di turno sia mai stato un mio vero interesse, ma
l’hanno scritto in molti di quante aquile hanno fatto il tentativo di diventare
polli … a rischio di riuscirci davvero.
Le galline, tuttavia,
sono esseri a parte.
E mia nonna e le sue amiche
janas lo sapevano molto bene!
Scusa, ma tu conosci
qualche altro animale che, quando si riempie la strozza di sassolini, gli puoi
aprire il gozzo, liberarlo dai sassolini, ricucirlo grossolanamente e te lo
vedi di nuovo correre giulivo come se niente fosse? Nooooo?
Quand'ero piccola ho
operato un sacco di galline con nonna.
Mi pare di vederla preparando
tutto l’apparactic chirurgico in cortile.
Eccola prendere due maseddus, piccoli sgabelli di ferula ben stagionata, (tale da essere
resistentissima), e metterli uno di fronte all'altro Per terra, su un foglio
di Unione Sarda ingiallito dal tempo (proveniente dai primi del secolo, ché
nonna prima lo usava come carta igienica e poi, quando è arrivato il surrogato,
aveva abbandonato a malincuore in magazzino in attesa di riciclo, ché non si
deve buttare nulla!), un paio di forbici grandi e arrugginite, con ancora
qualche traccia di sangue rappreso dell’ultimo intervento. Dentro un cestinetto
di vimini altri attrezzi del mestiere : ago, ditale, filo grosso per imbastire
e filo di lenza per cucire … da togliere, dopo qualche giorno, a ferita guarita
e qualche moneta di tela per le antosas.
Se non sai nemmeno
cosa sono le antosas sei proprio messo male. Non preoccuparti, prima o poi, in
questa storia troverai la spiegazione, ne sono certa!
-“Aiòhu, setzidì” – “Svelta, siediti !” – mi intimava nonna quando
era pronta. E io, ubbidiente e fedele come un cagnolino, mi sistemavo in
perfetta posizione sul maseddu, in maniera da ricevere, contenere e trattenere tra
le cosce la gallina strozzata da operare.
Con la linguetta tra
le labbra, per meglio concentrarmi, prendevo la testa della gallina con una
mano e con l’altra stringevo il becco, già fermato, per maggior sicurezza, da
vari giri di elastico.
Allora vedevo la mano
grassoccia, ma abilissima, di nonna fissare, con la forbice, un punto preciso
al centro della base del lungo collo e ficcare con un colpo deciso la punta
dentro la spessa pelle.
La gallina, manco a
dirsi, trasaliva, e allora entrambe dovevamo essere prontissime a parare il
rinculo del repentino movimento, immobilizzandola definitivamente, affinché la
forbice non penetrasse oltre, a fare danni irreversibili. All’occorrenza (quasi
sempre!) una lametta nuova faceva la sua parte. La mano, in quel momento,
pareva muoversi da sola. Ho sempre pensato che nonna potesse operare le galline
anche ad occhi chiusi, tanto erano precisi e sincronizzati i suoi movimenti.
Sembra una fesseria ma, affinché l’intervento potesse riuscire perfettamente, tutto doveva esser
compiuto in maniera impeccabile. Nessun chirurgo, sono sicura, tratta i
pazienti con più serietà di come nonna trattava la paziente bipede. Perdere una
gallina ovaiola non era assolutamente concepibile. Eppoi, nell’infinita
saggezza dei vecchi, nonna diceva che alla gallina glielo voleva tirare lei il
collo quand’era l’ora di finire in pentola, non che potesse morire, per
l’ingordigia, prima del tempo!
Sì, ma te la immagini
una bambina che inizia ad operare le galline all'età di sei anni?
Non può crescere
normale! No davvero!
- Tra, tra, tra, tra … Le forbici
percorrevano il collo della gallina come un sentiero di burro e nemmeno una
goccia di sangue veniva versata.
-“Alloddu!” - “Eccolo!”. Alla base dello sterno, nonna afferrava un
grumolo vescicoso e tondeggiante tra pollice e indice, praticando lì un’altra
piccola incisione, dalla quale saltavano fuori le colpevoli pietroline. Quel
taglietto doveva essere ricucito immediatamente, prima che fuoriuscisse del
sangue che avrebbe potuto complicare la situazione!
Io, imperterrita,
trattenevo il collo tra le mani con fermezza sbalorditiva e non mi perdevo un
solo gesto di nonna che, con estrema perizia, si occupava della ricucitura del
dettaglio e dell’intero.
Prendi ditale, inforca
gli occhialini per da vicino, infila
l’ago con il filo bianco grosso per imbastire, ché tanto col tempo si consuma
da solo, cucisci con piccoli punti tipo asola, nodino da attrezzista e … tzac!
Prima parte
dell’intervento condotta a buon fine!
Adesso, prendi il filo
di lenza, infilalo nell'altro ago per fuori e cucisci prima nella diagonale
destra, dalla base del collo fino alla base della testa, poi ridiscendi a “x” a
formare un cordolo sottile, sottile. Di nuovo il nodino acrobatico, questa
volta doppio e … ri-tzac!
Operazione riuscita al
cento per cento.
Via l’elastico dal
becco e oooops!, io e la gallina eravamo entrambe libere: io di mollare la
presa e rilassare la contrattura del diaframma (nonna contava su di me!) e quella
di correre via traumatizzata, ma felice, lontana dalle grinfie della vecchia!
Che bestie pazzesche!
Al posto del sangue hanno veleno, pensavo, e ricordavo altre galline a cui,
versate sul piatto degli dei del ceppo più grande del mio cortile, mamma
mozzava la testa con una terribile accetta – ghigliottina, prima d’imparare ad
ucciderle tirando il loro esile, ma tanto elastico collo. Talvolta sgusciavano
dalle sue mani e correvano senza testa per parecchi metri, schizzando sangue
dappertutto, davanti ai miei occhi esterrefatti e increduli che, tuttavia, non
riuscivano a staccarsi dal tubo dello zampillo sistemato proprio in mezzo al
collo reciso di netto.
Era un film
dell’orrore.
Il mio sguardo vagava
rapidamente per il cortile dividendo il grandangolo visivo tra la
gallinasenzatesta e la testa rimasta ai piedi del ceppo.
Avevo anche chiesto a
nonna se gliela sapesse riattaccare, ma nonna, con fare iniziatico da brivido,
mi aveva informato che, a compiere quell'operazione l’anima dannata della
gallina si sarebbe impadronita, per vendetta, di chi l’avesse avvicinata
troppo.
E’ stato il peggiore
dei miei incubi fino all'adolescenza.
Poi ho capito la
metafora e mi sono trovata bene a non frequentare troppo a lungo le galline che
cucinate, peraltro, sono buonissime e nei secoli hanno reso un servizio
alimentare immenso alla società.
Efficacissima educazione al pensiero laterale
e creativo, non c’è che dire!
DEDICATO A TUTTE LE MRAJARXAS CHE ANCORA SI OSTINANO A VOLER FARE DI TUTTO ... CON LE MANI, CON LA TESTA E COL CUORE!!
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