lunedì 19 novembre 2012

Educazione olistica: COME OPERARE UNA GALLINA


EDUCAZIONE OLISTICA: COME OPERARE UNA GALLINA ...
E ALTRO.

Brano tratto dal libro "Il sasso di Sisifo" di Graziella Pinna Arconte.
Copyright © 2011 by Graziella Pinna Arconte, all right reserved.

A voi l'esilarante resoconto di un'esperienza indimenticabile ai tempi in cui le bambine-prescelte venivano iniziate allo shamanesimo, alla terapia, alla fitoalimurgia. 
Un momento di passaggio dai tempi del saper fare Armonia in Armonia, a questi ... di totale rimozione della memoria storica.

IO, PER FORTUNA, NON DIMENTICO.


MAESTRA E CLASSE FEMMINILE

LEZIONI

Vedo che non ti ho convinto. Me l’aspettavo, credimi.
E non gridare! Avrò diritto di dire anch'io la mia, noooh?
Non sopporti la mia diversità. Altra peculiarità dei non-umani, l’intolleranza.
Cerco di argomentare, ma tu me lo impedisci.

SEMPRE!

E mi parli, mi parli e mi ferisci.
Il tuo collo contratto s'addrizza come quello di una gallina isterica quando s’avventa a pizzicare il sedere dell’amica che ha appena fatto l’uovo … e la pizzica fino a farle penzolare gli intestini di fuori. Mi ricordo che una volta, da piccola, mi ero spaventata perché le galline del pollaio di mia nonna avevano tutte il culo nero-nero! Nonna mi spiegò che aveva dato loro una passatina di lucido da scarpe per evitare che se lo beccassero.
Non la capii subito, ma quella fu una delle lezioni fondamentali della mia vita.
Nel senso che mi è capitato un sacco di volte di finire in mezzo a pollai pieni di galline isteriche tutte intenzionate a colpire col becco fino a distruggermi. Ma io ero preparata e le ho fregate! Indovina come?
Bravo, vedo che stai imparando! Del resto si sa … la mente è malleabile come la creta … ammesso che non lasciamo che si secchi. Eh, sì, hai indovinato: una bella spalmata di lucido nero e vai!
Oddio, non che stanziare a lungo nel pollaio di turno sia mai stato un mio vero interesse, ma l’hanno scritto in molti di quante aquile hanno fatto il tentativo di diventare polli … a rischio di riuscirci davvero.
Le galline, tuttavia, sono esseri a parte.
E mia nonna e le sue amiche janas lo sapevano molto bene!
Scusa, ma tu conosci qualche altro animale che, quando si riempie la strozza di sassolini, gli puoi aprire il gozzo, liberarlo dai sassolini, ricucirlo grossolanamente e te lo vedi di nuovo correre giulivo come se niente fosse? Nooooo?
Quand'ero piccola ho operato un sacco di galline con nonna.
Mi pare di vederla preparando tutto l’apparactic chirurgico in cortile.
Eccola prendere due maseddus, piccoli sgabelli di ferula ben stagionata, (tale da essere resistentissima), e metterli uno di fronte all'altro  Per terra, su un foglio di Unione Sarda ingiallito dal tempo (proveniente dai primi del secolo, ché nonna prima lo usava come carta igienica e poi, quando è arrivato il surrogato, aveva abbandonato a malincuore in magazzino in attesa di riciclo, ché non si deve buttare nulla!), un paio di forbici grandi e arrugginite, con ancora qualche traccia di sangue rappreso dell’ultimo intervento. Dentro un cestinetto di vimini altri attrezzi del mestiere : ago, ditale, filo grosso per imbastire e filo di lenza per cucire … da togliere, dopo qualche giorno, a ferita guarita e qualche moneta di tela per le antosas.
Se non sai nemmeno cosa sono le antosas sei proprio messo male. Non preoccuparti, prima o poi, in questa storia troverai la spiegazione, ne sono certa!
-“Aiòhu, setzidì” – “Svelta, siediti !” – mi intimava nonna quando era pronta. E io, ubbidiente e fedele come un cagnolino, mi sistemavo in perfetta posizione sul maseddu, in maniera da ricevere, contenere e trattenere tra le cosce la gallina strozzata da operare.
Con la linguetta tra le labbra, per meglio concentrarmi, prendevo la testa della gallina con una mano e con l’altra stringevo il becco, già fermato, per maggior sicurezza, da vari giri di elastico.
Allora vedevo la mano grassoccia, ma abilissima, di nonna fissare, con la forbice, un punto preciso al centro della base del lungo collo e ficcare con un colpo deciso la punta dentro la spessa pelle.
La gallina, manco a dirsi, trasaliva, e allora entrambe dovevamo essere prontissime a parare il rinculo del repentino movimento, immobilizzandola definitivamente, affinché la forbice non penetrasse oltre, a fare danni irreversibili. All’occorrenza (quasi sempre!) una lametta nuova faceva la sua parte. La mano, in quel momento, pareva muoversi da sola. Ho sempre pensato che nonna potesse operare le galline anche ad occhi chiusi, tanto erano precisi e sincronizzati i suoi movimenti. Sembra una fesseria ma, affinché l’intervento potesse  riuscire perfettamente, tutto doveva esser compiuto in maniera impeccabile. Nessun chirurgo, sono sicura, tratta i pazienti con più serietà di come nonna trattava la paziente bipede. Perdere una gallina ovaiola non era assolutamente concepibile. Eppoi, nell’infinita saggezza dei vecchi, nonna diceva che alla gallina glielo voleva tirare lei il collo quand’era l’ora di finire in pentola, non che potesse morire, per l’ingordigia, prima del tempo!
Sì, ma te la immagini una bambina che inizia ad operare le galline all'età di sei anni?
Non può crescere normale! No davvero!
- Tra, tra, tra, tra  … Le forbici percorrevano il collo della gallina come un sentiero di burro e nemmeno una goccia di sangue veniva versata.
-“Alloddu!” - “Eccolo!”. Alla base dello sterno, nonna afferrava un grumolo vescicoso e tondeggiante tra pollice e indice, praticando lì un’altra piccola incisione, dalla quale saltavano fuori le colpevoli pietroline. Quel taglietto doveva essere ricucito immediatamente, prima che fuoriuscisse del sangue che avrebbe potuto complicare la situazione!
Io, imperterrita, trattenevo il collo tra le mani con fermezza sbalorditiva e non mi perdevo un solo gesto di nonna che, con estrema perizia, si occupava della ricucitura del dettaglio e dell’intero.
Prendi ditale, inforca gli occhialini per da vicino, infila l’ago con il filo bianco grosso per imbastire, ché tanto col tempo si consuma da solo, cucisci con piccoli punti tipo asola, nodino da attrezzista e … tzac!
Prima parte dell’intervento condotta a buon fine!
Adesso, prendi il filo di lenza, infilalo nell'altro ago per fuori e cucisci prima nella diagonale destra, dalla base del collo fino alla base della testa, poi ridiscendi a  “x” a formare un cordolo sottile, sottile. Di nuovo il nodino acrobatico, questa volta doppio e … ri-tzac!
Operazione riuscita al cento per cento.
Via l’elastico dal becco e oooops!, io e la gallina eravamo entrambe libere: io di mollare la presa e rilassare la contrattura del diaframma (nonna contava su di me!) e quella di correre via traumatizzata, ma felice, lontana dalle grinfie della vecchia!
Che bestie pazzesche! Al posto del sangue hanno veleno, pensavo, e ricordavo altre galline a cui, versate sul piatto degli dei del ceppo più grande del mio cortile, mamma mozzava la testa con una terribile accetta – ghigliottina, prima d’imparare ad ucciderle tirando il loro esile, ma tanto elastico collo. Talvolta sgusciavano dalle sue mani e correvano senza testa per parecchi metri, schizzando sangue dappertutto, davanti ai miei occhi esterrefatti e increduli che, tuttavia, non riuscivano a staccarsi dal tubo dello zampillo sistemato proprio in mezzo al collo reciso di netto.
Era un film dell’orrore.
Il mio sguardo vagava rapidamente per il cortile dividendo il grandangolo visivo tra la gallinasenzatesta e la testa rimasta ai piedi del ceppo.
Avevo anche chiesto a nonna se gliela sapesse riattaccare, ma nonna, con fare iniziatico da brivido, mi aveva informato che, a compiere quell'operazione  l’anima dannata della gallina si sarebbe impadronita, per vendetta, di chi l’avesse avvicinata troppo.
E’ stato il peggiore dei miei incubi fino all'adolescenza.
Poi ho capito la metafora e mi sono trovata bene a non frequentare troppo a lungo le galline che cucinate, peraltro, sono buonissime e nei secoli hanno reso un servizio alimentare immenso alla società. 
Efficacissima educazione al pensiero laterale e creativo, non c’è che dire!



DEDICATO A TUTTE LE MRAJARXAS CHE ANCORA SI OSTINANO A VOLER FARE DI TUTTO ... CON LE MANI, CON LA TESTA E COL CUORE!!

DEDICATO ALLA MIA PIÙ GRANDE MAESTRA: NONNA MARIA LOI E ... A TUTTE LE SUE AMICHE ... DI CUI VI PARLERÒ ANCORA.



CAPANNE DI FALASCO DI SAN GIOVANNI DI SINIS POCHI GIORNI PRIMA DELLA DEMOLIZIONE





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