A Annamaria Capraro.
7 ottobre 2013
Contemporaneamente
micro-gocce in uno stadio di trapasso
dallo stadio liquido a quello gassoso,
proponenti l'eterna incertezza dell'Essere,
friccicano evanescenti
nelle mie narici
e rimbalzano sul mio viso
già bagnato di suo.
Ha appena piovuto dentro e fuori di me.
Trovo l'evento sincronico,
come al solito
come al solito
ineccepibilmente puntuale
e sorrido della cosa, che non mi coglie impreparata.
Fa ancora caldo anche di sera.
Fa ancora caldo anche di sera.
E' bello camminare,
adesso
in questa strada con una luce fioca che lascia spazio al sogno.
Posatesi in terra
l'asfalto ha accolto micro-gocce che,
cellule sorelle
si sono unite
e,
sotto i miei piedi, di sandali ancora vestiti,
si sentono esser diventate larghe.
Micro-pozzanghere.
Lo stesso effetto ristagna nell'incavo
tra i miei occhi e le guance.
Gioco ancora con le sincronie.
Noto che sono infinite, a ben vedere.
Altro che sola!
Siamo in tanti a camminare.
Io,
colei che mi ospita,
gli elementi, le molteplici forme ch'essi assumono,
dentro e fuori di me.
Una società perfetta.
Senza confini né frontiere
tra fuori e dentro.
UNO.
TUTTO.
Senza confini né frontiere
tra fuori e dentro.
UNO.
TUTTO.
Sono buoni. Sanno di buono.
Amici. Fratelli. Amore.
Profumo di ancestrale.
Di infanzia.
Di infanzia.
Di resine, e oli, e minerali.
Parlo con loro e mi dicono.
Vedo il Viaggio delle schegge
che dal Big Bang vanno, vanno, vanno.
Ma dove vanno.
Comunque vado pure io.
Mi sento patria per il loro riposo
e sento la loro gratitudine immensa.
Poter riposare, per loro/me, è un lusso.
Eppure, in questo spazio infinito chiuso in questa piccola sera,
in questa fragile luce di sogno,
il riposo è assoluto
e tace anche il rumore
di qualche macchina che passa
lungo i sentieri di un altro viaggio ...
ben lontano,
ma mica tanto,
dal mio.
Una strada a più piste, ma sempre quella è.
Mi dico ch'è proprio vero,
se sei l'autista del treno
non puoi essere nell'ultima carrozza,
ma ci puoi sempre arrivare
se decidi.
Cambiare semplicemente luogo.
TU, il treno.
TU, il treno.
Questo accade.
E' molto rassicurante
sapere di potersi spostare a proprio piacimento.
Essere contemporaneamente.
Essere contemporaneamente.
Per me è di vitale importanza.
E ... l'orizzonte!
Che sia immenso sempre, please.
Non fanno per me gli orizzonti piccolini.
Io devo girare e saltare e volare
come mi pare.
Felice con le gambe all'aria
senza spigoli nel mio letto morbido.
La felicità me la sono ripresa
quando ho saputo che ero nata così:
FELICE!
Ho centellinato ogni più microscopico afflato di vita
per infilarla in ogni cellula
della mia grande società.
Con me,
al mio fianco,
d'indaco, d'oro e d'argento,
si muovono i millenni.
E' tosto da portare
il peso leggero della felicità.
E' saper gestire solitudine.
E' non smentire forza.
E' la scelta del sorriso dopo grande sofferenza.
E' saper gestire solitudine.
E' non smentire forza.
E' la scelta del sorriso dopo grande sofferenza.
Ma.
Come fai a negarla se vive in te?
Come fai a negarla se vive in te?
Al massimo puoi dire d'esser qualche volta
INFELICE...
Una bella fregatura.
IN, in italiano, è inclusivo,
non negativo come in inglese, per esempio.
UNHAPPY e sei veramente reietto, sfigato, triste.
IN-FELICE e sei dentro la FELICITA'.
Ovvero, non puoi esentarti dall'esser felice,
dal contorcerti in orgasmo
per questa puxa vida.
Ami tutto di Lei.
Da lei prendi tutto.
Accetti tutto.
Con onore, per carità.
Sei balentissimo e anche di più.
Anche quando sei stanco morto.
Ti piace ballare
costruire karma
per tornare di qua
per tornare di qua
a rivitalizzare piedi, mani, occhi, naso, pelle, sesso.
A sconvolgere sensi,
a fare esperienza.
Che di là non si può.
Li sei in sala d'attesa
e
puoi solo pensare
e
puoi solo pensare
non toccare, odorare, gustare, rotolare, sentire, vedere.
Se te la sei portata appresso, la felicità,
sei felice pure lì.
Una brutta bestia la felicità.
Non ti molla un istante.
Ha occhi d'incanto e t'ammalia
e blandisce su te morbide braccia.
Madre
sa tutto di te.
La ami incommensurabilmente.
Provaci a dire che non la vuoi più.
Prova a dire che non sei felice.
Proprio non si può.
Sei ammalato di lei.
Ci vai a spasso,
a letto,
a letto,
gliela conti e gliela canti
e lei a te.
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E' qui, con me,
in questa micro-pozzanghera
sotto i miei piedi bagnati
di schegge d'acqua gassosa friccicherella fresca
tra le dita nei sandali aperti.
In questa piccola sera d'amore
e di luce di sogno.
Mi accompagna fino alla macchina.
E entra dentro perfino.
Si siede a fianco e mi guarda.
Allungo la mia mano
lei, calda, la stringe.
Si parte di nuovo.
Graziella Pinna Arconte
08 Ottobre 2013
Catartico.
RispondiEliminagrazie.
RispondiEliminami piacerebbe sapere chi sei.
Non tendo più le mani in fuori in cerca di chissà che, l'infinito è dentro di me...
RispondiEliminaGrazie, o tzia Grà, per la profondità del tuo andare verso il verso!
Grazie a te Gianni. E' un bellissimo procedere, questa vita ...
RispondiEliminaThank youu for being you
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