martedì 9 settembre 2014

SU TEMPIESU E SU ROMANZESU. DEL TUO PASSAGGIO LASCIA SOLO LE IMPRONTE.

DELLA FONTE SACRA DI SU TEMPIESU DI ORUNE 
DEL SITO NURAGICO DI SU ROMANZESU DI BITTI.

L'UNICO MODO PER CAPIRE E' ANDARE LI A VEDERE CON OCCHI LIMPIDI.

DEL TUO PASSAGGIO
LASCIA SOLO LE IMPRONTE


E si va indietro nel tempo. 
Si va a conoscere luoghi arrivati a noi in diretta dalla Civiltà Nuragica.
Lo scorso sabato mattina presto d'una bella giornata d'estate. Lo abbiamo deciso la sera prima io e Anna. Lei me lo ha proposto, io ho aderito d'impulso. Da tempo volevo farlo. Così, in due e due quattro, eccoci entusiaste come bambine, decise a uscire dalle trasparenti acque del Sinis per tuffarci tra i monti di Orune e Bitti. A Orune, dominando un panorama mozzafiato che ci fa volare dalla Baronia alla Barbagia al Logudoro alla Gallura, ci arriviamo in un attimo (nel senso che il tempo vola tra donne!). 
Subito ci dirigiamo con sicurezza alla Fonte Sacra di Su Tempiesu. 
Ci accoglie, alla biglietteria, una giovane e simpatica archeologa. Lei e Anna attaccano subito un bel bottone. Bello proprio. Ci illustra un pò di storia del sito, con tanta passione. Ci piacciamo: tre donne a parlare nuragico con grande luce negli occhi. Io ho le antenne allertate al massimo. Sono già dentro il disegno: come mio solito interpreto gli eventi con la mia cognizione di causa parecchio sincronistica. Comincio ad assaporare l'aria calda, resa frizzante da una leggera brezza che ci sfiora i capelli mentre scendiamo il percorso botanico. Parliamo a voce bassa e respiriamo bene. Il sentiero è bellissimo, in discesa. In salita, mentre tornano dal percorso, incontriamo un paio di tedeschi e di svizzeri con tre bambini e la faccia beata. Ci salutiamo felici come ci conoscessimo. Ad ogni passo un recupero d'umanità; il cuore predisposto all'ascolto a prescindere dalla volontà. Tutto è sacro in questo luogo: dalla terra che sfiori, al Montalbo che si staglia davanti alla panchina di tronchetti di legno.


Sono felice. Anche di più. So cosa mi aspetta. Eppure assaporo tutto come mai avessi vissuto una simile esperienza. Graziella nel paese delle meraviglie. Anna uguale. Due pasque a giro in montagna a dirsi cose fantastiche. Echi di pace, risa lievi e discrete, spazi infiniti e luce meravigliosa. Emozioni indimenticabili. Scendiamo, scendiamo, scendiamo ... sempre più giù, sempre più indietro nel tempo. All'improvviso ...



Unu caoru si stava abbeverando alla fonte. Una visione pazzescamente esoterica. 
Come primo impatto non c'è che dire. Sembra fatto apposta. Anna è brava a immortalare la magnifica creatura.



Ammiriamo ogni sasso e il maestoso stile architettonico. Anche se non ci sono più vediamo le spade nella roccia. Mi 'ndi siat re Artù! Siamo pazzeschi noi nuragici. Ma bravi mì! Il fatto è che non riuscivo proprio a parlare per la commozione. Ma tanto le parole non descriveranno mai le emozioni che ho provato. Sono intime, personali. In piena libertà spero spero che ciascuno sia ancora padrone di non dover giustificare le proprie emozioni, in questa terra di saputi e scettici. La sacralità di quel posto si taglia a fette, poi c'è qualcuno che si chiede sacro per chi? e perchè? ... ma tant'è. Per me non c'è fogliolina che non sia sacra lì. E lo sanno bene tutti, specie coloro che curano il sito con amore visibile. 
Beviamo l'acqua della fonte e la carezziamo. 
Siamo sole e stiamo molto tempo a meditare, in silenzio. 



Poi la risalita, un pò faticosa per il caldo. 
Il gate si apre verso Bitti, a Su Romanzesu.  La guida, un bravo archeologo che ama il posto più delle proprie tasche, ci spiega tutto con garbo e levità. Il complesso archeologico è stato finora esplorato solo per un ventesimo su un'area di 6 ha. Le capanne riportate alla luce sono circa una ventina, a contorno di cinque edifici di granito dedicati al culto, con ben tre tempietti a megaron.  Poi ecco apparire una delle cose più straordinarie tra i luoghi nuragici di Sardegna: un tempio a pozzo per il culto delle acque, con annessa una stupefacente combinazione di "vasche" simbolicamente chiuse da basalti posti simmetricamente a chiudere lo spazio. Mi sa di divinazione, di passaggio metaforico da uno stadio all'altro nell'evoluzione della vita e della morte, di percorso iniziatico. Dando le spalle alla cupola-pozzo si apre una prospettiva imponente: è come aver a che fare con spazi immensi come il mare, come il cielo, come l'orizzonte, come oltre la vita. Invece il tutto è contenuto in un lecceto e sbocca in un vasto recinto ellittico, con gradoni da anfiteatro che fanno pensare a un posto conviviale per abluzioni purificanti. Un centro benessere del corpo e dello spirito frequentato dal XVI al VII sec. a.C., quando il sito fu misteriosamente abbandonato; non si ravvisano altre peculiarità abitative diverse dalla Civiltà Nuragica. Altro dato, questo, molto significativo e, al momento inspiegabile, essendoci nei paraggi siti abitati anche dai romani. Ho fatto il percorso dentro "il fiume rigenerante", dal pozzo-tempio attraverso le tre fasi-vasche fino al sacello subellittico. Ma, come ho detto, le emozioni non si possono raccontare se non si vuole toglier loro significato e inficiarle.








Non è facile andar via da qui. Ci avrei volentieri passato una notte. 

Andiamo all'Hotel Su Lithu a visitare il popolo di bronzo di Angela Demontis.






Si torna in Campidano ...



Ringrazio tanto Anna Ardu per queste magnifiche foto fatte nella splendida giornata del 6 settembre dell'anno 2014.



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