SPERIMENTAZIONE INTERDISCIPLINARE IN CLASSI PARALLELE DI SCUOLA PRIMARIA: LINGUA ITALIANA; GEO/STORIA; STUDIO DELLE TRADIZIONI E DELLA RITUALITA' ANCESTRALE; SCIENZE (CON LABORATORIO DI FOTOBIOLOGIA PER LA REALIZZAZIONE DI "SU NENNIRI PER I RITI DI PRIMAVERA ALLA DEA MADRE/SANTA PASQUA)
LA STORIA SOTTO IL NOSTRO NASO. DAL PAGANESIMO AL CRISTIANESIMO IN SARDEGNA.
FORMAZIONE OLISTICA
Una delle tradizioni che in questo periodo ci parla della grande ritualità della cultura ancestrale della nostra terra di Sardegna: è quella di SU NENNIRI.
SU NENNIRI (dal web) |
L'illuminato parroco di Silanus, don Giovanni Chirra, nella prima conferenza "Orminas de sos mannos" durante la lectio magistralis del 3 ottobre 2008 sostenne senza tante parafrasi che la nostra civiltà nuragica fu, con quella egizia, le civiltà più alta ed evoluta e la Sardegna snodo centrale dei traffici economici e culturali per oltre mille anni. Interessante il passaggio dove il don, testualmente, diceva: " Cartaginesi e Romani nulla hanno apportato ... hanno fatto solo disastri ..." "...Per non parlare dell'imposizione della religione cristiana e dello scellerato intervento di papa Gregorio Magno contro gli adoratori animaleschi di pietre e legni dipinti ..." In tale dissertazione il parroco sostenne senza ombra di dubbio che la religione in Sardegna era sostanzialmente monosteista, dove resistevano ai successivi inserti fallocentrici, retaggi fortemente femminili dal neolitico. Tali caratteristiche convivevano armonicamente nel culto, tali da far pensare all'unione del femminino e del mascolino in un'unica divinità. E', dunque in Sardegna, prima che in altro luogo, che attecchì il culto dell'unico Dio; culto successivamente introdotto in Egitto da Akenathon.
Sul punto molto interessanti gli studi pluridecennali del prof. Gigi Sanna in "Sardoa Grammata" e in "La Stele di Nora"; in ""Shardana i popoli del mare" e in "La bibbia degli Urim" di Leonardo Melis e di cui io stessa ho trattato in maniera romanzata nel mio libro "Arrasòk sidi babài".
Nei millenni di storia della nostra amata isola la costante è quella dell'aver saputo travalicare il tempo, tramandando di generazione in generazione, una cultura straordinaria che, purtroppo, è stata gravemente compromessa nella seconda metà del novecento. Oggi, dopo decenni di frustrante rimozione della nostra storia, cerchiamo di ritrovare i pezzi del puzzle, coinvolti in un'azione tra pari di buona volontà che, in generale, si battono per il ripristino delle verità storiche e l'annientamento delle mafie imperanti.
Noi abbiamo la fortuna di poter osservare il passato nel presente.
La nostra vita è uno straordinario stargate, ove poter controllare con approccio sistemico e olistico le tracce di antichi passi che possiamo ritrovare non solo con lo studio dei formidabili siti e reperti archeologici, ma nel quotidiano esistere attraverso le meravigliose opere della nostra sartoria, oreficeria, medicina, fitoalimurgia, cucina, panificazione, e rito.
La nostra vita è uno straordinario stargate, ove poter controllare con approccio sistemico e olistico le tracce di antichi passi che possiamo ritrovare non solo con lo studio dei formidabili siti e reperti archeologici, ma nel quotidiano esistere attraverso le meravigliose opere della nostra sartoria, oreficeria, medicina, fitoalimurgia, cucina, panificazione, e rito.
Soprattutto nel rito ogni citata opera e manifattura è ascrivibile, in quanto ogni cosa ha sacro valore e tutto viene inscritto in un contesto naturale congruo, cui l'oggetto è sacro simbolo: la roccia è sacra, l'acqua è sacra, la natura è sacra. Ancora oggi la roccia è considerata magica e taumaturgica: in Sardegna, non vi è sasso che non sia legato ad una leggenda. La tradizione orale ha portato fino a noi gli echi di una cultura mitologica ricchissima che si è conservata nonostante i parchi precetti imposti, con grande fatica, dal lentissimo processo di cristianizzazione. Non c'è anziano, ancora oggi, che non conosca le pratiche antimalocchio, de s'ogu... brebus, afumentus, acua likornia, imbruscinaduras, arti terapeutiche legate ai lunistizi, i momenti opportuni per tagliare la canna e i capelli e i vari tipi di legna o arbusti e per curare i mali minori. Molte feste religiose segnano i giusto tempo per tali ritualità camuffate dal dogma cattolico. Per esempio a Pasqua S'INCONTRU tra Maria e Gesù risorto, non contemplato in alcun vangelo, persiste in Sardegna in sostituzione dei primi riti del solstizio di primavera, laddove al buio e al freddo inverno segue la nuova vita e la festa della primavera e dell'abbondanza del futuro raccolto. Nella notte di SAN GIOVANNI si raccolgono le erbe medicinali e si praticano numerosi riti medicamentosi (meighina de is porrus in funtàna; afumèntu po su daori 'e conca; s'enna 'e s'anima aciufada; antosas; caloris e frigatzionis de mei). Per SANT'ANTONIO le notti di moltissimi paesi dell'isola brillano della luce di enormi falò, fagalonis, le cui ceneri propiziatrici vengono poi sparse nei campi dalle donne, poiché sono esse a dare la vita. Ho partecipato, quand'ero ragazza, ad uno di questi commoventi riti ed è stato un onore, per me, spargere le ceneri sulla terra all'alba. Debbo anche dire, per dovere di cronaca, che questa usanza è andata sparendo in questi anni; le ceneri vengono raccolte da coloro che vegliano il fuoco tutta la notte, non necessariamente dalle donne: si è perso il connotato antropologico originario. Mia nonna mi raccontava che la donna fino ai primi del novecento era considerata sacra: quando era incinta metteva sa "perra in tzrugu me in s'umbustu" (un fazzoletto sul corpetto di broccato) delle tonalità dell'azzurro e gli uomini si "spogliavano" del cappello al suo passaggio facendo un inchino.
Lo trovo meraviglioso!
Peraltro di questa usanza sono forse unica testimone, dato che non ho mai trovato riscontro in alcun testo. Mi piacerebbe che chi legge, se conosce qualcosa di pertinente me lo facesse sapere.
C'era un anello in oro per ogni occasione: il primo e il secondo fidanzamento; la promessa di matrimonio, il matrimonio, la nascita del primo figlio ...
Tutto veniva purificato dal fuoco e benedetto dall'acqua.
Al bimbo appena nato o alla giovinetta che aveva il primo mestruo si metteva un braccialino verde al polso cun d'unu corritteddu de crebu imbrebàu (un cornetto di cervo benedetto con i brebus), o una collanina d'oro o argento con appeso su skrapolariu contro il malocchio: un sacchettino in pelle o in stoffa pregiata che conteneva un miscuglio di erbe sacre e benedette in luna piena o un occhio di santa Lucia immerso in acqua nella fonte sacra. Particolare attenzione viene riservata alla difesa dalle persone invidiose contro le quali trova significativo riscontro la lavorazione di amuleti in ferro da appendere al collo contro il velenoso influsso della malvagità e dell'invidia: nella notte di passione della domenica delle palme migliaia di forreddas nelle botteghe dei fabbri ferrai si accendevano con mantice a braccia e a suetus in Sardegna. Questo fino alla seconda metà del novecento. Attualmente tale costumanza è cessata, almeno che io sappia: se in qualche paese ancora lo si fa mi piacerebbe venirne a conoscenza tramite testimonianza diretta.
Al bimbo appena nato o alla giovinetta che aveva il primo mestruo si metteva un braccialino verde al polso cun d'unu corritteddu de crebu imbrebàu (un cornetto di cervo benedetto con i brebus), o una collanina d'oro o argento con appeso su skrapolariu contro il malocchio: un sacchettino in pelle o in stoffa pregiata che conteneva un miscuglio di erbe sacre e benedette in luna piena o un occhio di santa Lucia immerso in acqua nella fonte sacra. Particolare attenzione viene riservata alla difesa dalle persone invidiose contro le quali trova significativo riscontro la lavorazione di amuleti in ferro da appendere al collo contro il velenoso influsso della malvagità e dell'invidia: nella notte di passione della domenica delle palme migliaia di forreddas nelle botteghe dei fabbri ferrai si accendevano con mantice a braccia e a suetus in Sardegna. Questo fino alla seconda metà del novecento. Attualmente tale costumanza è cessata, almeno che io sappia: se in qualche paese ancora lo si fa mi piacerebbe venirne a conoscenza tramite testimonianza diretta.
Da Gregorio Magno in poi la chiesa ha investito molte energie per soffocare il senso religioso tra i sardi. Alla fine, dopo aver tanto distrutto, prese atto che questo popolo era troppo testardo e che non intendeva rinunciare ai suoi riti. Non restò, però, sasso, betile, menhir, scultura, in Sardegna, col nome originale: tutto venne reintitolato con denominazioni richiamanti le nuove divinità o indicato come demone di cui aver paura. Fu inculcato il senso di colpa e fatto leva sul timore delle tenebre infernali.
Particolarmente abominevole fu l'azione consumata contro le Janas, Sacerdotesse-Maestre del Tempo e Custodi delle Fonti Sacre della Salute che, indomite, resistevano a procrastinare la millenaria religione. Esse furono violate e spesse volte uccise, nonché, in maniera del tutto antecedente, rispetto ai roghi della Santa Inquisizione in Europa, vennero dipinte come donne malefiche e chiamate Orgias, in opposizione al termine Janas, che significa "CAPO", a definitiva significazione del carattere muliebre dell'organizzazione sociale, ancestrale retaggio della civiltà, in Sardegna, dal Neolitico. Ancora oggi restano le spaventose leggende raccontate al caminetto "contus de foghile" dalle nostre nonne "Orgia 'aràbiosa" o Lughìa aranegòsa": l'avara strega trasformata in pietra da dio a causa della sua crudeltà. Non a caso, come dicevo, ogni pietra, in Sardegna, da sacra è diventata soggetto di maleficio e/o punizione divina.
Particolarmente abominevole fu l'azione consumata contro le Janas, Sacerdotesse-Maestre del Tempo e Custodi delle Fonti Sacre della Salute che, indomite, resistevano a procrastinare la millenaria religione. Esse furono violate e spesse volte uccise, nonché, in maniera del tutto antecedente, rispetto ai roghi della Santa Inquisizione in Europa, vennero dipinte come donne malefiche e chiamate Orgias, in opposizione al termine Janas, che significa "CAPO", a definitiva significazione del carattere muliebre dell'organizzazione sociale, ancestrale retaggio della civiltà, in Sardegna, dal Neolitico. Ancora oggi restano le spaventose leggende raccontate al caminetto "contus de foghile" dalle nostre nonne "Orgia 'aràbiosa" o Lughìa aranegòsa": l'avara strega trasformata in pietra da dio a causa della sua crudeltà. Non a caso, come dicevo, ogni pietra, in Sardegna, da sacra è diventata soggetto di maleficio e/o punizione divina.
Sull'ipogeo di San Salvatore del Sinis, vicino al mio paese, Cabras, si dice che l'heroon del tempio fu tenuto sottoterra proprio per procrastinare il culto delle acque.
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