Tavoletta di Tziricotu - Sinis di Cabras Quando la scrittura era sacra e sublime |
Sull'Unione Sarda di oggi, nel bell'articolo di Giacomo Serra, titolato "L'Italiano che avanza" viene messo in evidenza il dato straordinario che la nostra amata Lingua Italiana ha superato se stessa, passando dal quinto al quarto posto tra le lingue più studiate nel mondo. Il giornalista sottolinea l'azione divulgativa della Farnesina che, con il giusto compiacimento, ha diffuso in TV uno spot ove giovani di varie etnie recitano brani di famosi poeti italiani e si esibiscono in performance canore della nostra tradizione lirica. Alle chiose in crescendo positivo, tuttavia, il Serra pone un repentino stop, formulando una domanda che egli ritiene d'obbligo. Ovvero egli si chiede quale sia l'Italiano studiato nel mondo. Dice: "... Che Italiano studiano nel mondo? Quello dei puristi cruscanti o quello ibrido infarcito di anglismi? Politici, economisti, tecnologi, scienziati, giornalisti hanno coniato un nuovo impianto lessicale. Sono minoranze linguisticamente arroganti che usano frasi e parole straniere come cortine fumogene, quasi formule magiche per non farsi capire incantando. L'Italiano sta perdendo la sua identità. Gli stanno modificando i geni, cromosomi e ormoni. E' diventato una lingua "trans". Da lingua flessiva, come tutte le indoeuropee, a genuflessiva, ossia in ginocchio al cospetto della Lingua Sovrana Inglese ...". L'articolo si chiude con il monito che ci viene dal passato nel quale si ricorda che: " ... Quando un popolo ha perduto Patria e Libertà e va disperso pel mondo, la lingua gli tiene luogo di Patria e di tutto" e con le parole del filologo Luigi Weber il quale sostiene che: " ... La lingua ha perso carisma, non è più soggetto di amore, non è più palestra di lavorio e di gioco, non veicola né sacro né eros. Passioni, interessi e pensieri vengono simbolizzati altrove...".
Intanto mi complimento con Giacomo Serra per aver voluto aprire il giornale con questo importantissimo tema. Non è cosa di tutti i giorni. Concordo per molti aspetti con questa analisi, ammettendo che proprio in Italia, Patria Madre della Lingua Italiana, è venuto a mancare quel sano esercizio di controllo etico ch'è alla base dell'uso che si fa della lingua. Soprattutto è venuta meno la legge morale che attende o disattende la sobrietà della rappresentazione linguistica, soprattutto in senso orale. E' chiaro che una società abbruttita produce modalità espressive brutte. E che la nostra società sia abbruttita non vi è dubbio alcuno. Dissento fortemente dall'asserzione che sia l'introduzione di logismi di altre lingue ad aver determinato la genuflessione della Lingua Italiana al cospetto d'altre. Considerato che l'atteggiamento purista di chi vuole a tutti i costi tutelare l'espressione per niente contaminata della lingua mi sta bene e mi ispira simpatia, non mi sottraggo, tuttavia, anche dal considerare che potremmo, flessibilmente, proporre il ragionamento contrario, ovvero ad esempio, alcuni termini della Lingua Inglese ci stanno benissimo se concepiti all'interno di un contenitore dove ci si voglia esprimere in Italiano con amorevole gusto, essendo consapevoli del grande dono e del potere immenso di cui si dispone ai fini del saper dar forma, dimensione, peso al pensiero. Secondo tale punto di vista, anzi, l'uso di vocaboli di lingua diversa non solo non sono da considerarsi come buoni conduttori di subalternità, ma divengono, addirittura, auspicabili strumenti per garantire dinamicità e vitalità in una lingua che non vuole rassegnarsi al triste destino che le è stato riservato dalla mefistofelica pletora di ignavi che imperversano in questa ex Italia. Un valore aggiunto, insomma, spendibile nel mondo dove, infatti, la Lingua Italiana si sta espandendo, cercando Luoghi ove impiantare una cultura millenaria, la Nostra, che non vuole rassegnarsi a soccombere. Ed è proprio grazie alla Lingua Italiana che noi continuiamo a poter essere grandi nel Mondo, giacché, nella maggior parte dei casi, essa non viene studiata a fini economici, ma per il gusto assolutamente e squisitamente culturale di poter dare forma raffinata e profondissima al pensiero e saperlo tradurre nel modo garbato, elegante e lucido che solo un'antica lingua consente. E' proprio la capacità di metamorfosi che garantisce longevità: dunque l'immortalità della Lingua Italiana, risiede proprio nella flessibilità che essa dimostra di possedere anche nell'accettare la trasformazione del proprio bagaglio genetico, laddove tale processo serva al progresso ed all'espansione verso lidi diversi. La legge evolutiva riguarda ed è strettamente connessa anche alla lingua, sebbene questa elementare regola venga puntualmente disattesa. La Lingua Italiana cerca lidi ove il senso del Diritto, della Morale, della Dignità della Persona e della Libertà siano posti alla base della vita civile. Che resta pura a fare una lingua che in Patria viene coltivata, apprezzata, amata, oramai da pochissimi estimatori? Ci vogliamo rendere conto che il peggiore dei problemi del popolo italiano è la non comprensione del testo e che un'incredibile percentuale di persone non sa neppure leggere? Personalmente posso testimoniare la mia grande gioia nell'aver incontrato a New York un nutrito gruppo di persone che studiano con entusiasmo l'Italiano e lo parlano con deliziose inflessioni d'accento. Com'è bello, allora vivaddio, infilare nel fraseggio un "Enjoy", un musicale e amichevolmente affettuoso, rispettoso (ah, che incanto il rispetto!!!) "You're welcome"! Pertanto si può dire che, purtroppo, la Lingua Italiana non è più soggetto d'amore proprio in Italia ma, grazie alla Madre, si moltiplicano le straordinarie imprese di pionieri che lavorano in maniera entusiasmante per divulgare e impiantare questo incommensurabile patrimonio culturale all'estero, per il gusto di veicolare le competenze che la lingua rende nel processo di deificazione dell'Essere Umano. Voglio citare, tra i molti degni di nota, uno dei progetti che a mio avviso si stagliano in modo totalmente aderente ai precetti fin qui enunciati, un progetto di concezione spiraliforme e universale della Cultura, recante un modus operandi etico, estetico e filosofico fondati s'una visione noumenica, sia in senso platonico, sia in senso kantiano, nel voler diffondere e insegnare i postulati etimologici e semantici della Lingua Italiana, con grande amore d'impresa condivisa e lodevole senso pragmatico. Parlo di Learn Italy e il mio plauso, dunque, va all'amico Massimo Veccia, al quale, in questa sede, voglio rappresentare la considerazione della mia stima e dire il mio personale GRAZIE.