A un’attenta
rilettura della concezione androgina direttamente proporzionale alla Trinità femminina
potremmo ipotizzare che essendo la stessa autobastante - autorigenerante, ovvero il corpus sacro era
contenitore di madre+figlia+divino, così parimenti, la biologia della Sacra
Vulva reca in sé la dialettica androgina attraverso la vagina + il clitoride/fallo
+ il divino.
Dunque, anche la
rappresentazione androgina nella scultura e nell'architettura di questa fase
plurimillenaria e continuata fino alla Civiltà Nuragica, ci dice che la
concezione diffusa fosse che la Madre era bastante a sé stessa essendo
provvista di tutti gli elementi per l’autorigenerazione. Questo, nei menhir di
Laconi (definiti, secondo me erroneamente, maschili) è splendidamente
sintetizzato attraverso la doppia raffigurazione capovolto + pugnaletto,
inscritti nella componente terza, ovvero il contesto/supporto litico. Sempre,
infatti, il documento sacro era reso nella tridimensione, data dagli elementi
rappresentati più il supporto. Chi legge qualsiasi reperto della nostra Civiltà
ancestrale non può prescindere dall'approccio tridimensionale, mai dimenticando
che quanto viene rappresentato, sia di tratto epigrafico che pittografico, va
sempre inscritto nel contesto/supporto. Se il supporto è litico di grandi
dimensioni, peraltro, il contesto da considerare è l’ambiente stesso in cui
viene posizionato. In questo caso l’opera è direttamente relazionata con gli astri,
lo spazio e il tempo. Tale espressione reca già in seno l’embrione della successiva
formalizzazione del contesto divino, preludio alla fase successiva
dell’evoluzione del pensiero dell’ AVERE – HO, DUNQUE SONO.
Si esperimenta uno
dei momenti più gloriosi e fecondi della civiltà governata da Maat, la regola
d’equilibrio immortale che è imperniata nella vita di tutti gli esseri viventi.
Secondo la mia
visione, tale fase filosofica caratterizzò la civiltà nuragica fino all'apice del suo splendore, momento storico entro il quale avvennero molteplici e
sostanziali trasformazioni sociali e determinò, innescando un processo
“pragmatico” del pensiero, il privilegiar sempre più gli aspetti del Fare e dell’Avere, in una dialettica complementare che, pian piano, tenderà, se
non a rimuovere, ma sicuramente, a bypassare i presupposti dell’Essere, rivalutati dai
filosofi dell’età classica, in perfetta coerenza con i cicli e ricicli storici,
con gli indimenticabili precetti del CONOSCI TE STESSO e del COGITO ERGO SUM.
Anche il pensiero ha
le sue ERE di sviluppo e si perde ripetutamente, nei millenni, la
consapevolezza che nella lunga, ma pur breve storia dell’Uomo, dopo l’Essere e il Fare, l’ultimo stadio evolutivo del pensiero è l’Avere, fase che permane ancora oggi e
che, conservando le preponderanti e originali peculiarità, ha solo sortito il cambio di forma della
trinità la quale, attraverso un processo di sincretismo religioso
particolarmente cruento e soverchiante, ha visto la Trinità della Dea Madre
cedere il primato deificante alla Trinità del Dio Padre.
La forma del
pensiero resta, tuttavia nella sostanza, invariata come nei precedenti processi
evolutivi, sebbene la sistematica demonizzazione del femminino abbiano, di
fatto, piantato gli arroganti semi della supremazia dell’Uomo sul Pianeta:
allora le cause, oggi gli aberranti effetti. La necessità di una straordinaria
inversione di rotta per sanare una situazione al limite della catastrofe per
quel che concerne la vita stessa, impone l’ennesimo scatto evolutivo del
pensiero.
Riesco a vedere
nitidamente che vanno innescandosi i presupposti per il prossimo, epocale,
cambio di livello evolutivo del pensiero, della qual cosa parlerò in
conclusione di ragionamento.
Tornando alla
Civiltà Nuragica, è chiaro il progressivo cambio del ruolo di genere nel
trascorrere dei secoli. La società, sebbene ancora connotata dal sacro sentire
matrilineare, cede, ineluttabilmente, il passo alle nuove esigenze di tipo
pragmatico – organizzativo: la nascita degli agglomerati sempre più numerosi
fino alla città (qui è un fulgido esempio la città nuragica di Tharros), polis
federata con gli altri centri, la cui organizzazione è sempre più complessa e
strutturata per garantire la gestione efficiente della vita del popolo, sia in
tempo di pace che in tempo di guerra. La Sardegna, a giudicare dall'impressionante numero di arcus
– nuraghi, era densamente popolata e si esperimentavano vari tipi di polis e le
prime forme di confederazione sociale, estremamente collegate le une alle altre.
1)Pianta Nuraghe Diana di Quartu S.Elena - 2) Su Nuraghi di Barumini - 3)Nuraghe Serbissi di Osini
Le genti si spostavano
per il commercio e la conquista di territori cui attingere materie prime e
scambiare i prodotti di produzione propria. Si è implementato, in Sardegna,
anche il prosieguo della più antica concezione monoteista della divinità, fino
ad assumere connotati premiali della forza al maschile: quella necessaria nelle
battaglie. Entra nell'inconscio collettivo il concetto dell’onore in guerra,
della balentìa, della resistenza fisica. La Dea, Madre prima di se stessa e poi
di Ra, Min e Ka, cede il passo a Javh – Jaku, il Sardus Pater dei romani.
I sardana spopolano
nel Mediterraneo, diventando famosi protagonisti nell'arte del commercio e
della guerra a fianco e/o conquistando nuove terre e regni. Esportano, come
succede sempre, civiltà e religione. Il modello del Dio unico viene impiantato
in molte società politeiste del Mediterraneo. Ma la matrilinearità non
scomparirà mai del tutto in Sardegna, sebbene la nuova concezione maschilista e
piuttosto rigida e fondamentalista vede, a mio avviso nella seconda parte della
civiltà nuragica fino alla sua fine, un cambio radicale negli oggetti di culto
che, come sempre è avvenuto, vengono sovrapposti da nuove simbologie: in questo
caso quella fallica soprattutto, naturalmente, nell'architettura dei luoghi di
culto come i nuraghi i quali, mantenendo una pianta matrix femminina, trovano
l’evoluzione megalitico-ciclopica nelle torri sempre più alte. Il fallo – Uomo
che vince.
La pietra, diventa,
pian piano, Pietro.
La tradizione
sacro-litica in Sardegna, dove non esiste pietra che non sia sacra, ci parla
chiaramente dei vari processi di sincretismo religioso nell'era dell’AVERE.
Fondamentalmente sono tre: la pietra Madre Autorigenerante – la pietra
fallo - Pietro che, edificata la Chiesa, attraverso i
vescovi – guerrieri, i parabolani di Cirillo, i portatori di missione, compiono
anche in Sardegna, un luogo popolato da sardi testardi che non ne volevano
sentire di rinunciare ai riti pagani, a operazioni di sincretismo religioso
deputate prima a distruggere, poi a costruire sopra, considerata la costanza di
culto che connotava gli indigeni.
Come dicevo, questo
inevitabile livello evolutivo, avvenuto grazie alla presunzione dell’Uomo che,
sperimentando i propri poteri, ha ceduto alla vanità del libero arbitrio e del
sentirsi onnipotente, recava in seno il germe dell’autodistruzione.
Credo che il mio
ragionamento sia corretto poiché, negli effetti dell’oggi trovo le cause in
quel tipo di logica della prevaricazione, innestata proprio nella fase filosofico
- storica dell’AVERE e culminata con
l’avvento della Trinità al maschile e della sistematica distruzione del femminino
esistere, dunque dell’armonia dei ruoli. In quella fase furono esperimentati e
imposti la schiavitù e l’assoluta subalternità della donna che, in moltissime
società, non valeva nulla ed era totalmente nelle mani dell’uomo. (Tanto è vero
che, presumibilmente, le sacerdotesse-janas-shamane-capi o donne di saggezza
che presiedevano i riti cultuali delle acque sacre, in Sardegna vennero
sistematicamente eliminate dalla nuova religione).
Realtà aberrante che
persevera nell'oggi, infatti, in molte realtà sociali del mondo.
Nuovi studi nel
campo dell’antropologia e della sociologia sostengono che oggi stiamo
assistendo, inconsapevoli, a un cambio evolutivo della specie umana. Tali studi
dicono che questa trasformazione, iniziata negli anni sessanta, vede venire
alla luce, contemporaneamente in tutto il mondo, una nuova generazione di bambini
che reca nel proprio DNA la conoscenza consapevole. Essi, i bambini indaco,
sanno da subito qual è la loro missione per il ripristino dei valori d’armonia
e per la salvezza del pianeta. Potremmo anche non crederci, ma che il modello
dell’AVERE sia, ormai, al collasso, è sotto gli occhi di tutti.
In questo senso
seguo perfettamente questi illuminati studi antropologici e, a parer mio, ciò
che veramente sta già accadendo è il risveglio di molti esseri umani deputati
al grande scatto evolutivo del pensiero umano.
Un pensiero olistico nell'essenza capace di trarre la riga di somma delle tre componenti
esperimentate finora, con particolare riguardo all'Essere largamente rimosso dalle
ultime generazioni. La peculiarità di questa nuova forma di pensiero sarà il
ripristino dell’armonia, ma, stavolta, di sicuro scelta consapevole per chi
metterà in pratica il paradigma rivoluzionario, che amo tantissimo, del CAMBIARE PER
CONOSCERE in sostituzione dell’obsoleto precetto del conoscere per
cambiare.
Al suono delle
parole- chiave:
·
CONSAPEVOLEZZA
·
DETERMINAZIONE
·
AUTOFORMAZIONE
·
CORAGGIO
·
CONDIVISIONE
·
AMORE COSMICO
Torni la Madre/Padre
ad illuminare il mondo.
Questa è/sarà la
fase del pensiero consapevole ESISTO, DUNQUE SONO, cui seguirà, nei millenni
a venire, un livello di conoscenza e di luminosissimo amore che accomunerà
tutti gli Esseri in un solo abbraccio universale. Diversamente non può essere
poiché siamo tutti pietre in moto progressivo da prima del Big Bang. Come
abbiamo visto il nostro destino è quello di cambiare continuamente forma e
dimensione. Fa parte del moto e del progresso. L’unica regola è che chi non
impara la lezione è destinato a ripeterla anche a costo di ripercorre più volte
lo stesso tratto evolutivo. Ecco perché ci siamo dati il tempo convenzionale.
E’ la storia scritta dall'Uomo.
Per il cosmo non sono oggettivamente importanti
tali facezie.
La filosofia lo sa
e, tuttavia, il buon pensatore ha il preciso dovere di esplorare, sondare,
ipotizzare e dedurre le possibili soluzioni.
Anche quando
riguarda l’evoluzione dello stesso pensiero.
Ci prepariamo ad
interpretare il fantastico ruolo di HOMO COSMICUS,
come dico io da, ormai, una ventina d’anni, avendolo anche pubblicato come
unità didattica nell'opera pedagogica “The Davide’s Cro-Magnon family History”.
Naturalmente senza
mai abbandonare il caro e amato SAPIENS.
A chi dice che
questo potrebbe essere un ragionamento pericoloso rispondo che la filosofia E’ pericolosa come una bomba.
Non che io (per
carità) mi reputi un filosofo, ma … trovatemi un filosofo comodo se siete
capaci.
Graziella Pinna Arconte
Donne Nuragiche - tela di Giulia Stefanelli - 10 anni