domenica 30 ottobre 2016

DEDICATO A OGNI BAMBINA, RAGAZZA, DONNA CADUTA VITTIMA PER BARBARA MANO DI UOMO. AMMESSO CHE POSSA CHIAMARSI UOMO COLUI CHE HA OSATO MACCHIARSI DEL PIÙ TRAGICO, EFFERATO E IMPERDONABILE TRA I  DELITTI. 

DEDICATO, IN PARTICOLARE, ALLE TANTISSIME ADOLESCENTI VIOLATE E CHIUSE IN MANICOMIO DURANTE IL VENTENNIO FASCISTA CON QUESTA SINTOMATOLOGIA:



SENZANOME E SPIGA CIELO


Conoscevo una donna, Senzanome. Aveva dodici anni quando fu mandata serva. Allora si usava "acodrai" le bambine dai signori. Si usava violentarle tutti i giorni anche. Tutti a sapere e far finta di nulla. Anche i genitori della bambina. Miserabili. Brutta cosa la fame, dicevano. A trovarne meris che ti prendono a lavorare, dicevano. In capo a pochi mesi Senzanome era incinta. Non ci vado dalla mammana con la busa, disse. Il signore le aveva dato soldi per farlo. Le mammane care erano. Ma lei li usò per sopravvivere. Si era infilata in un fortino abbandonato e li restò, andando a lavorare nei campi fino all'ultimo giorno della sua gravidanza. Nacque li sua figlia Spiga Cielo, con gli occhi di empireo e i capelli di grano. E lì la crebbe, aiutata dalla genuina gente di campagna. Uguale al padre 
era! Quando fu signorina, tutti, al paese, mormoravano di lei. Il signore, sposato con figli, ebbe paura. Incontrarla era come guardarsi allo specchio! Anche sua moglie aveva capito. Ma non diceva nulla, che gli unici eredi i figli suoi dovevano essere. Avvicinò Spiga Cielo e dopo averla adescata con gentilezza, avendola fatta ridere, la denunziò per essere una poco di buono, sguaiata, petulante, incline al rossore impudente. La portarono coatta al manicomio. Prelevata dal campo, alla stregua di una criminale, tra le urla di Senzanome che si pentì di non averla abortita. La portarono lì, in una stanza tutta di mattonelle piccole bianche e odore acre di umori misti a varechina. 
Siccome gridava e voleva scappare, la misero su un letto a saltare per le scariche al cervello. Annientare la volevano. E dato che era troppo sana e resistente le aumentarono le dosi della micidiale terapia. Quasi ogni giorno scosse da terrore. Per anni così. L'avevano anche spostata di manicomio, per non essere trovata dalla madre. Senzanome non smise mai di cercarla. Infine, il giorno del trentesimo compleanno di Spiga Cielo, la trovò e se la riprese con furore, strappandola alle grinfie dei suoi carnefici. Raccontò alla madre che tutti i giorni di quei quindici anni erano stati scanditi da elettro-shock e violenze di ogni genere. Senzanome la curò con amore grande di madre finché non le fece ricrescere i lunghi capelli. Li, nel vento e tra le spighe di grano, Spiga Cielo tornò lentamente alla vita. Me lo ricordo ancora il giorno che mi raccontò tutto, sedute sulla pietra davanti a casa sua. Rimasi scioccata dalle sue parole. Mi ricordo che mi sentii come attraversata da lame taglienti. Eppure la sua voce era dolcissima e verace. Mi disse che aveva visto suo padre e che lo aveva perdonato per poter vivere serena il resto dei suoi giorni. 
Questa immensa lezione ha condizionato la mia intera vita.

PER CHI AVESSE QUALCHE DUBBIO, E' UNA STORIA VERA.


Graziella Pinna Arconte


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